“Cosa vuoi fare da grande” di I. Baio e A. O. Meloni

“Cosa vuoi fare da grande” è un romanzo di Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio, uscito alla fine dello scorso anno per la Del Vecchio Editore.

Si dice che sia facile commuovere il prossimo, ma che far ridere sia molto più difficile. Ognuno di noi ha un amico che, davanti a Jerry Lewis, Leslie Nielsen, Totò, si è limitato ad alzare il sopracciglio con algido distacco, mentre tutti gli altri si sbellicavano dalle risate. E magari quella stessa persona arrivava a ridere fino alle lacrime per una squallidissima battuta sconcia, che suscitava in tutti gli altri adulti solo un imbarazzato sorriso o un silenzio ancora più imbarazzato. Quindi, sì, la risata è difficile da ottenere; il sorriso, gli occhi al cielo accompagnati da una smorfia buffa sono un’altra storia: la risata, quella vera, autentica, di pancia, quella sì che appare a molti aspiranti comici come una meta irraggiungibile, una chimera. La risata fiorisce all’improvviso e subito fugge via.

Ancora più ardua impresa è cercare di far ridere attraverso la parola scritta: uno spettacolo dal vivo, o anche filtrato dallo schermo di un televisore, dalla radio, ha sempre quel “qualcosa” in più, la voce del comico, l’intonazione, le smorfie, i gesti… Anche le risate del pubblico sbilanciano lo spettatore più indeciso verso la risata. Scrivere per far ridere è tutto un altro paio di maniche, anzi, è un campo minato, un percorso di guerra. E qui si avventurano Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni. 
Sarò sincero: quando il Kraken mi ha scritto della possibilità di recensire quest’opera, ho cercato in rete e ho letto con grande perplessità di un “tragicomico romanzo sul tragicomico futuro dell’istruzione italiana”, un racconto sulla “la vita e perfino le sue miserie”. Mi sembrava, sinceramente, un biglietto da visita po’ pretenzioso. D’altronde, quanti autori sono stati presentati come “la nuova promessa del fantasy/thriller/horror” e quanti romanzi “straordinari”, quanti “capolavori” sono poi finiti in un (peraltro meritatissimo) dimenticatoio? Quindi, con l’algido distacco di cui sopra, mi sono messo a leggere la mia copia. 
“Cosa vuoi fare da grande” mi ha sorpreso, perché fa ridere – davvero. Forse non tutti i lettori, sempre e comunque, ma l’ironia, l’esagerazione, la parodia riescono in quello che era l’obiettivo più difficile da raggiungere: la risata. Tralasciamo il burocratese caricato all’estremo, la trama un po’ contorta che rischia di ridurre a semplici comparse quelli che sono stati definiti i “veri protagonisti”, Guido e Gianni; lasciamo stare i nomi che nemmeno un campione di Memory riuscirebbe a ricordare: questa, in fondo, è solo l’opinione personale del sottoscritto, che, si sa, va a cercare sempre il pelo nell’uovo. Il fatto è che, finito di leggere il romanzo di Baio e Meloni, ho avuto la sicurezza di avere tra le mani un bel romanzo. Un romanzo comico che parte da una domanda sul futuro della scuola italiana, ma che poi cambia direzione. Ben presto le protagoniste non sono più la Scuola e l’Istruzione, fortunatamente per noi, che ne abbiamo fin sopra i capelli di analisi, previsioni e distopie. I personaggi del romanzo lasciano la questione del futurometro sullo sfondo e prendono il posto che spetta loro: in scene più o meno lunghe, non necessariamente legate fra loro, ci ricordano i nostri anni di scuola, le nostre interminabili lezioni all’università. Gli incompresi, le mamme, gli insegnanti, i bidelli, il Preside, i bambini di “Cosa vuoi fare da grande” piacciono, perché ci ricordano i nostri compagni, i nostri professori, la scuola che per lungo tempo è stata tutto il nostro mondo. E a quel punto leggere diventa ricordare, condividere e, come scriveva Guareschi, “allora è tutta un’altra cosa”.

Oskar Felix Drago

(recensione apparsa sul blog “I totani sognanti”, gennaio 2014)

Ivan Baio e Angelo O. Meloni, “Cosa vuoi fare da grande”, Del Vecchio Editore, 2013, pp. 184, € 12,00 cartaceo, € 7,99 ebook.

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