“Mercedes” di D. Cuello

Uno dei fumetti più attesi dell’anno è stato senza dubbio il nuovo graphic novel di Daniel Cuello, “Mercedes”, pubblicato dalla BAO Publishing come i precedenti, “Guardati dal beluga magico” (2018) e “Residenza Arcadia” (2017).

[Attenzione: da qui in poi…spoiler!]

Un albero rachitico, un bambino che cammina da solo; un suicidio in due tavole, senza suoni, muto, scandito con freddo distacco, dalle carte disordinate sulla scrivania al primo piano della finestra aperta: ricordi e anticipazioni che capiremo solo più avanti, dopo essere stati fagocitati da lei, Mercedes. Tronfia, aggressiva, è “la donna più potente del mondo”, eppure fa il suo ingresso nella storia con una grande contraddizione: una conferenza stampa fasulla, trasformata in una fuga precipitosa durante la quale si spoglia a poco a poco di quello che delinea la sua identità, si libera di persone, oggetti, perfino del cane Anubi – non a caso il primo ad essere lasciato indietro, omonimo del dio egizio psicopompo, testimone della pesata del cuore e quindi del giudizio finale dell’anima dei defunti…

"Di certi bagagli non potrai mai liberarti. Puoi solo sperare di trovare uno scantinato sufficientemente profondo dove nasconderli..."

Mercedes abbandona ed è abbandonata, lascia dietro di sé le “zavorre” (simbolica la riduzione progressiva del numero delle valigie), ma alla fine quelle che prima erano scelte ciniche e consapevoli diventano costrizioni ed è obbligata a strapparsi per sopravvivere (un simbolo su tutti: il taglio dei capelli).

La sua volontà granitica (che si declina nei modi bruschi e volgari, nello sguardo gelido, nella postura rigida) si incrina per la prima con la sua parrucchiera/confidente Irma, la sola a cui concede l’onore di mangiare al proprio tavolo. Quest’ultima è uno dei personaggi più esemplificativi dello stile di Daniel Cuello: figura apparentemente marginale, attraverso Irma possiamo interpretare Mercedes, la sua crudeltà, ma anche e soprattutto le sue debolezze.

"Non riuscivo più a fermarmi. Ero impunita. Ogni volta volevo vedere fino a che punto potessi spingermi. [...] Volevo spostare l'asticella sempre più in alto. Vedere fino a che punto il mondo avrebbe tollerato azioni sempre più scellerate senza opporsi. Non riuscivo più a fermarmi. Non era nemmeno più per i soldi. Né per il potere. [...] Ormai era una scommessa. Un gioco".

La trasformazione di Mercedes avviene per gradi: dall’uscita trionfale dalla sala della conferenza stampa, convocata dalla meticolosa assistente Enrica, all’incerto camminare della protagonista oltre il confine, Daniel Cuello dimostra tutta la propria bravura nel gestire le inquadrature, scandire i tempi d’azione e, soprattutto, tratteggiare i personaggi con piccoli, ma fondamentali dettagli (le mani di Mercedes, feroci come artigli, poi tremanti e in seguito raccolte sul cuore alla notizia della morte della madre e incapaci di toccarla nella bara, per l’ultimo saluto…). Una donna avida e sola, mostruosa caricatura della bambina di un tempo: il flashback nel quale lei, forse ancora inconsapevole della morte, uccide i pulcini mentre cerca di obbligarli a volare, rivela l’estremizzazione di cui è vittima (e poi complice), dalla giustificazione materna (“Non sei un mostro, piccola mia. Tu sei un angelo”) al vortice che la porterà vicino all’autodistruzione. 

"Ha mai desiderato poter fermare un momento? [...] Un istante? Per viverlo pienamente? Per assaporare anche il più piccolo dei dettagli? Per portarlo sempre con sé? Per renderlo eterno? Per poter fare scelte migliori?"

Tuttavia, in “Mercedes non si parla solo di lei, ma anche degli altri: “l’inferno sono gli altri”, direbbe Sartre, e nello sfogliare le pagine di questa storia vediamo come Mercedes non esisterebbe senza un pubblico, una rete (di soldati fedelissimi, di ruffiani, ma anche di follower che la idolatrano, di nemici, delle stesse eminenze grigie che l’hanno creata).

È qui che Cuello (ri)torna all’attualità, perché “Mercedesnon è solo una (bella) storia di fantasia, ma anche una critica diretta sia alla società in senso lato, alle grandi decisioni degli altri (e quindi si parla di migranti, muri, cambiamenti climatici…), sia alle nostre decisioni, di noi come singoli individui. Come su di Irma, sul fratello suicida di Mercedes, sulla zia di Enrica, la responsabilità del mondo ricade anche su di noi: troppo comodo creare un capro espiatorio fingendo che dalle nostre scelte non dipendano altri destini (“Di fatto ti stanno accusando di tutto. Tutto lo stravolgimento geopolitico degli ultimi trent’anni. Gli oceani. Le foreste. Miliardi di migranti. Il Partito ha deciso. Tu sei il loro agnello sacrificale“). Alla fine dell’opera quasi si empatizza con Mercedes, smagrita, i capelli tagliati, il vecchio vestito sporco, che corre verso la propria libertà: il sistema che l’ha creata, rappresentato dal Procuratore Capo del Gran Consiglio Nazionale, non ha più bisogno di lei e laddita davanti al mondo come l’unica e sola responsabile di tutti i mali, consapevole che, per mantenere il potere, non c’è niente di meglio di una falsa rivoluzione, l’epurazione fasulla che stravolge ogni cosa per lasciare tutto com’è (“[…] Ora non abbiamo più bisogno di te. Mercedes la dea. Mercedes la regina. Mercedes la puttana. Mercedes…la carcassa. Per una cosa ti sarò sempre grato, però, hai mantenuto le nostre scarpe pulite, limpide. Grazie“.)

“Mercedes” è un graphic novel complesso: ambientato nello stesso universo narrativo del precedente “Residenza Arcadia”, è un continuo gioco di specchi (ne sono un esempio i pulcini, la cui immagine si insinua negli angoli di tutta la storia, dai cinguettii di Twitter alla loro assenza, sull’albero spoglio che apre il volume). Soprattutto, “Mercedes” è uno sguardo disincantato, amaro, a tratti feroce, sul mondo attuale: nel leggerlo, potremmo chiederci se ci sia posto per un futuro, magari schiacciato tra le pieghe dell’opprimente volontà di (ciò che rappresenta) Mercedes. Secondo noi, sì: anche se le ultime scene con la protagonista non sono un romantico incedere verso la redenzione, ma tutt’altro, come suggerisce malignamente il cucù  giunto a Irma per posta, per tutto il graphic novel si sottolinea come le decisioni dell’individuo possano fare la differenza, mattone dopo mattone, un passo alla volta. Con un monito: non basta dire, bisogna agire, perché “viviamo in un’epoca strana e confusa, ma non nuova: tutto quanto è già capitato almeno una volta nel corso della storia”.

Oskar Felix Drago

Daniel Cuello, “Mercedes”, BAO Publishing, 2019, pp. 224, € 21,00 cartaceo, € 10,99 ebook.

Nota per i collezionisti, dal sito della BAO Publishing: “ATTENZIONE: L’intera prima tiratura di questo volume contiene sedici pagine in più allo stesso prezzo, con materiale inedito realizzato da Daniel Cuello appositamente per questa edizione speciale. L’edizione ha un logo dorato in copertina e sul dorso, per riconoscerla dalle successive ristampe, che saranno prive delle sedici pagine aggiuntive. Finché questa avvertenza sarà su questa pagina, ordinando dal sito BAO Publishing una copia di questo titolo si avrà SICURAMENTE l’edizione aumentata.

VERSIONE VARIANT limitata a 300 esemplari numerati individualmente, disponibilità molto limitata”.

A oggi (08/12/2019), sul sito della BAO Publishing la versione variant risulta esaurita.